25 settembre 2006

Il fondamentalismo religioso colpisce ancora

E no, stavolta non parlo di fondamentalismo musulmano, ma cristiano. Già, cristiano, cattolico, occidentale, italiano.
C'è un signore che da mesi vive come un vegetale. Non può muoversi. Non può parlare. Non può fare nulla senza l'assistenza di medici e di macchinari, che di fatto lo tengono in vita.
Questo signore scrive al Presidente della Repubblica per chiedere l'apertura di un dibattito parlamentare sull'eutanasia. Che brutta parola, eutanasia. In un linguaggio meno freddo e scientifico, questo signore chiede che la legge non gli vieti di morire in santa pace.
Piccola parentesi. Quale enorme coraggio un uomo deve avere per decidere di dire basta con una vita che non ha più niente di vivo. Quale atto d'amore verso la vita stessa è il non voler più viverla a certe condizioni? C'era un filosofo tedesco, non ricordo se Nietschze o Schopenhauer, che difendeva il diritto al suicidio come atto estremo d'amore verso la vita. Forse bisognerebbe fermarcisi un po' su a riflettere...
Cito dall'appello di questo signore (fonte Repubblica.it): "Benedetto XVI ha detto: "Occorre ribadire la dignità inviolabile della vita umana, dal concepimento al suo termine naturale". Ebbene, che cosa c'è di 'naturale' in una sala di rianimazione? Che cosa c'è di naturale in un buco nella pancia e in una pompa che la riempie di grassi e proteine? Che cosa c'è di naturale in uno squarcio nella trachea e in una pompa che soffia l'aria nei polmoni? Che cosa c'è di naturale in un corpo tenuto biologicamente in funzione con l'ausilio di respiratori artificiali, alimentazione artificiale, idratazione artificiale, svuotamento intestinale artificiale, morte-artificialmente-rimandata?"
Ma torniamo a noi. Volente o nolente, il dibattito, se non in Parlamento, si è comunque aperto, com'è giusto che sia in un paese democratico. E, sempre com'è giusto e normale che sia, uomini politici di varie fazioni hanno espresso le loro legittime opinioni.
Finché oggi è arrivato l'anatema dalla chiesa. Cito di nuovo, dal discorso del "ministro della salute del Vaticano" (che già qui ci sarebbe da fermarsi e ridere, o discutere seriamente all'infinito sull'assurdità della presenza di "ministri" in un'organizzazione religiosa...), Javier Lozano Barragan (sempre da Repubblica.it): "L'eutanasia è e resta un percorso di morte. La Chiesa è sempre per la vita e, dunque, contro ogni ipotesi di dolce morte sia attiva che passiva".
Opinione legittima, ovviamente. Ma poi va oltre. "Spetta ai parlamentari cattolici essere coerenti ed esprimere il pensiero cattolico dentro i Parlamenti, secondo le regole e le procedure democratiche".
Ecco, questa è una cosa che mi manda in bestia! Ma chi cacchio vi credete di essere voi in gonnella rossa per sputare sentenze a destra e sinistra su cosa è giusto e cosa è sbagliato???
Esprimete le vostre opinioni, cercate pure di convincere i vostri fedeli, MA SMETTETELA DI INTROMETTERVI NELLA POLITICA DEL NOSTRO PAESE, CAZZO!!!!
Ecco, mi sono sfogato.
Speriamo che il caso di questo signore smuova un po' le coscienze intorpidite dei "buoni cristiani" di casa nostra...

5 Comments:

Blogger Gackeen said...

Ieri ho sentito un prete che diceva che uno non può decidere della propria vita perchè...non è sua (ma LOL), gli è stata data.
Allora chiediamo ai genitori? No, non dice esattamente a chi bisogna chiedere (straLOL).
La vita è MIA. Punto. E ci farò un pò quel che voglio?

2:35 PM  
Blogger Mario said...

Esatto. Si parla tanto di libertà, quale libertà maggiore di quella di poter scegliere la propria vita e la propria morte?

6:13 PM  
Blogger Francesco said...

'voi in gonnella rossa'...LOL :) ma tornando seri, vista la serietà dell'argomento, io penso che si debba distinguere l'eutanasia dall'interruzione dell'accanimento terapeutico. La prima, per definizione, comporta un trattamento attivo da parte dei medici.

Esempio: un malato soffre e non ha concrete possibilità di sopravvivere. Ma pur in assenza di cure attive continuerebbe a vivere per un periodo più o meno lungo. In questo caso i medici (per volontà del malato) intervengono attivamente e pongono fine al dolore - e all'esistenza della persona.

Nell'altro caso invece ci troviamo difronte ad un accanimento terapeutico.

Il malato è in pericolo di vita immediato ma la scienza e le tecnologie odierne consentono di ritardare gli effetti mortali della malattia, tentendolo in vita pur senza oggettive possibilità di guarigione.

Io sono favorevole alla *libertà di scelta* di 'staccare la spina', qualora non ci siano davvero più possibilità di ripresa. Qualora la macchina (o una terapia) è indispensabile per tenere in vita una persona

Contrariamente, pur in una situazione di estrema sofferenza, non è pensabile che un medico, per sua iniziativa o per volontà del paziente o per volontà della famiglia (nel caso di incoscienza del malato) deliberatamente 'termini' una vita umana (che magari, pur in assenza di cure, potrebbe vivere ancora).

E dico questo da essere umano... le gonnelle rosse possono andare a farsi benedire.

11:17 PM  
Blogger Mario said...

Guarda, il mio post era più una provocazione anticlericale che una difesa dell'eutanasia, visto che cmq si tratta di un argomento delicatissimo e che non si può liquidare con un paio di battute.
Però, a prescindere dalle eventuali possibilità di guarigione, o dalle sofferenze del paziente, o da quanto fondamentali siano le cure dei medici, io metterei sempre e comunque al primo posto la volontà del malato.
Perché parto dal principio se se uno ha deciso di morire dev'essere libero di farlo.
Invece, gonnelle rosse a parte, nella nostra cultura (anche in quella laica) la condanna morale del suicidio è comunque radicata profondamente. E io personalmente non la trovo una cosa umanamente bella.
Cito Faber per concludere... "Quando attraverserà l'ultimo vecchio ponte ai suicidi dirà baciandoli alla fronte venite in Paradiso là dove vado anch'io perché non c'è l'inferno nel mondo del buon Dio."

11:09 AM  
Blogger Talisker said...

scusate se mi intrometto... a mio avviso la questione centrale è la libertà indviduale: non c'è nè se nè ma che tenga, nessuna verità rivelata o morale superiore, per nessun motivo posso giustificare le intromissioni nella libertà individuale...
Lo stato o chi per lui vuol stabilire cosa posso fumare, come posso riprodurmi e, infine, come e quando lasciare questa terra..
No, dico, ma si scherza???
e soprattutto: perchè??? Perchè una minoranza, o magioranza che sia, vuole imporre il suo sentire, il suo pensare ad altri che dissentono??? Perchè???
Forse perchè la libertà e la responsabilità indoividuali fanno paura all'"ordine costituito"?
Saluti
PS a chi volesse approfondire il tema della laicità, consiglio il saggio di Massimo Teodori "Laici. L'imbroglio italiano"; 2006, ed. Marsilio

6:08 PM  

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