A volte il calcio smette di essere un semplice giochino per 20 miliardari e milioni di spettatori, rialza la testa trascinata nel fango da affaristi che ormai bene o male si identificano sempre più pienamente col calcio stesso, e nonostante tutto ciò assume una dimensione più elevata, più drammatica nel senso letterale del termine. Si dimenticano per un attimo gli stipendi da nababbi, i giochini di potere, le magagne, tutto il marcio che ci è stato sbattuto in faccia appena un anno fa, e si dà ascolto soltanto alla passione, alle emozioni che in maniera così illogica e irrazionale questo fenomeno sociale (e non parlatemi "solo di sport") riesce sempre a procurarci.
Era capitato l'anno scorso, più o meno di questi tempi, con la cavalcata trionfale della nazionale azzurra in Germania, ora ricapita grazie ad un'altra maglia azzurra, più chiara, più bistrattata, calpestata, negli ultimi anni ridicolizzata e quasi caduta nell'oblio, ma sempre viva, presente e palpitante.
Che questo potesse essere l'anno buono lo si era capito, o cmq sperato, già ad agosto, quando quella maglia azzurra eliminò la Juventus (fresca di retrocessione a tavolino, ma pur sempre forte di campioni di caratura mondiale) dalla coppa Italia dopo una partita epica, degna erede delle sfide-scudetto tra Maradona e Platini.
Ma un campionato di B con avversarie quali Juventus, Genoa, Bologna, Brescia, Lecce, Piacenza non può certo essere una passeggiata. I bianconeri nonostante la penalizzazione (ridotta piu volte in realtà) erano troppo superiori e hanno fatto campionato a sé, e il regolamento ha fatto il resto, con questa cazzata dei play-off, riducendo il numero di posti per la promozione in A, di fatto, a uno solo, il secondo. A meno che, piccola clausola sulla carta molto poco verosimile, la terza accumulasse un vantaggio tale sulla quarta (ben 10 punti...) da meritarsi la promozione diretta.
Ed è qui che gli dei del pallone sono entrati in gioco, confezionando un finale di campionato da thriller: Napoli secondo a + 11 sul Piacenza quarto, Genoa terzo a + 10, scontro fratricida Genoa-Napoli all'ultima giornata.
Destino beffardo, giocarsi la promozione all'ultimo turno contro i cugini di sempre, nonostante un campionato dominato in lungo e in largo (Juve a parte, ovviamente) e che in una situazione "normale" ci avrebbe visti entrambi promossi con 4-5 giornate di anticipo.
Eppure il destino alla fine si è tolto la benda e ha deciso che forse, dopo i fallimenti giudiziari, dopo le valigette, dopo le trasferte a Gela, Albino, Pesaro, Manfredonia (e mi fermo qui perché la mia memoria ora vuole solo rimuoverle...), forse un po' di gioia ciucci e grifoni se la meritavano. E se la meritavano insieme.
Ha vestito i panni di Riccardo Allegretti, misconosciuto centrocampista della Triestina, gli ha fatto disegnare una punizione perfetta all'incrocio dei pali, e obbligando il Piacenza al pareggio ha fatto in modo che Genoa e Napoli potessero entrambe ottenere la promozione diretta senza passare dalla lotteria dei play-off.
Le due gemelle che salgono insieme a braccetto...
A volte le favole diventano realtà.
Bentornato ciuccio, bentornato grifone, la A ci è mancata, ma mai come quest'anno abbiamo fatto capire quanto anche noi siamo mancati alla A...
