18 giugno 2007

Selling Switzerland by the pound ;-)

Eh si. Dopo i Queen con Paul Rodgers, Mark Knopfler, i Deep Purple, gli Who e Roger Waters ieri ho aggiunto un altra figurina sull'album dei concerti di band storiche: Phil Collins, Tony Banks, Mike Rutherford (e purtroppo solo loro 3... Steve Hacket e Peter Gabriel non ne hanno voluto sapere di riunirsi...), più semplicemente Genesis. Già soltanto dalla formazione "edulcorata" era chiaro che il concerto sarebbe stato incentrato soprattutto sulla fase pop del gruppo (post '80) e non su quella, manco a dirlo da me nettamente preferita, progressive degli anni '70.
Però quei 3 musicisti eccezionali sono comunque valsi il prezzo del biglietto. Collins versione frontman se la cava egregiamente, scherza col pubblico, si esprime a metà tra inglese, francese e tedesco, ci piglia per il culo per la pioggia leggera ma continua che ci sorbiamo dall'inizio alla fine del concerto, e poi ogni tanto ci delizia sedendosi sullo sgabello da batterista per i lunghi intermezzi musicali inseriti tra un pezzo e l'altro.
E poi tutto sommato la scaletta è accettabile... inizio tutto da Duke, poi antico e moderno mischiati perdendo qualche colpo ogni tanto, ma con una memorabile esecuzione di Firth of fifth seguita da I know what i like in your wardrobe che rendono onore al loro lavoro migliore, Selling England by the pound.
Qualche lento per far ballare le coppie di ogni età (Hold on my heart, Ripples...) poi tutti a saltare su Invisible touch, e come encore I can't dance e l'immortale Carpet crawlers...
Insomma ce n'era per tutti i gusti. E poi oh, era da tempo che non assistevo a un concerto durato ben 2 ore e 3/4!
L'unica nota veramente negativa della serata è stato l'acquazzone violentissimo che non mi ha abbandonato un attimo da Berna fino a casa a Losanna...
Cmq chi si trovasse a Roma o dintorni il 14 luglio si facesse una passeggiatina verso Via dei Fori Imperiali... potrebbe godersi lo stesso concerto, e per giunta gratis :-P

15 giugno 2007

Dall'inferno al paradiso...

A volte il calcio smette di essere un semplice giochino per 20 miliardari e milioni di spettatori, rialza la testa trascinata nel fango da affaristi che ormai bene o male si identificano sempre più pienamente col calcio stesso, e nonostante tutto ciò assume una dimensione più elevata, più drammatica nel senso letterale del termine. Si dimenticano per un attimo gli stipendi da nababbi, i giochini di potere, le magagne, tutto il marcio che ci è stato sbattuto in faccia appena un anno fa, e si dà ascolto soltanto alla passione, alle emozioni che in maniera così illogica e irrazionale questo fenomeno sociale (e non parlatemi "solo di sport") riesce sempre a procurarci.
Era capitato l'anno scorso, più o meno di questi tempi, con la cavalcata trionfale della nazionale azzurra in Germania, ora ricapita grazie ad un'altra maglia azzurra, più chiara, più bistrattata, calpestata, negli ultimi anni ridicolizzata e quasi caduta nell'oblio, ma sempre viva, presente e palpitante.
Che questo potesse essere l'anno buono lo si era capito, o cmq sperato, già ad agosto, quando quella maglia azzurra eliminò la Juventus (fresca di retrocessione a tavolino, ma pur sempre forte di campioni di caratura mondiale) dalla coppa Italia dopo una partita epica, degna erede delle sfide-scudetto tra Maradona e Platini.
Ma un campionato di B con avversarie quali Juventus, Genoa, Bologna, Brescia, Lecce, Piacenza non può certo essere una passeggiata. I bianconeri nonostante la penalizzazione (ridotta piu volte in realtà) erano troppo superiori e hanno fatto campionato a sé, e il regolamento ha fatto il resto, con questa cazzata dei play-off, riducendo il numero di posti per la promozione in A, di fatto, a uno solo, il secondo. A meno che, piccola clausola sulla carta molto poco verosimile, la terza accumulasse un vantaggio tale sulla quarta (ben 10 punti...) da meritarsi la promozione diretta.
Ed è qui che gli dei del pallone sono entrati in gioco, confezionando un finale di campionato da thriller: Napoli secondo a + 11 sul Piacenza quarto, Genoa terzo a + 10, scontro fratricida Genoa-Napoli all'ultima giornata.
Destino beffardo, giocarsi la promozione all'ultimo turno contro i cugini di sempre, nonostante un campionato dominato in lungo e in largo (Juve a parte, ovviamente) e che in una situazione "normale" ci avrebbe visti entrambi promossi con 4-5 giornate di anticipo.
Eppure il destino alla fine si è tolto la benda e ha deciso che forse, dopo i fallimenti giudiziari, dopo le valigette, dopo le trasferte a Gela, Albino, Pesaro, Manfredonia (e mi fermo qui perché la mia memoria ora vuole solo rimuoverle...), forse un po' di gioia ciucci e grifoni se la meritavano. E se la meritavano insieme.
Ha vestito i panni di Riccardo Allegretti, misconosciuto centrocampista della Triestina, gli ha fatto disegnare una punizione perfetta all'incrocio dei pali, e obbligando il Piacenza al pareggio ha fatto in modo che Genoa e Napoli potessero entrambe ottenere la promozione diretta senza passare dalla lotteria dei play-off.
Le due gemelle che salgono insieme a braccetto...
A volte le favole diventano realtà.
Bentornato ciuccio, bentornato grifone, la A ci è mancata, ma mai come quest'anno abbiamo fatto capire quanto anche noi siamo mancati alla A...

07 giugno 2007

Sergenti, pifferai e porte della percezione

Ah però, erano quasi 2 mesi che non postavo più... che vergogna...
Vabbuò, mi rifaccio vivo per dare il mio modestissimo contributo alle celebrazioni di un particolare quarantennale.
Chi è un po' appassionato di musica, specialmente di vecchia musica, lo saprà sicuramente. Proprio in questi giorni ha compiuto 40 anni l'album più celebrato, più osannato, su di cui più si è scritto nella storia della musica rock: Sgt. Pepper's Lonely Heart's Club Band, ad opera, se ci fosse bisogno di ricordarlo, dei Beatles.
Impossibile dire qualcosa di nuovo su quest'album, sono state riempite pagine e pagine prima a penna, poi su carta stampata e ora sul web. Io mi limito a consigliarvi di riascoltarlo, a lasciarvi ancora una volta conquistare dalla perfetta miscela di stili e generi musicali che vi si possono trovare, e perché no, anche per capire che fine stiamo facendo, a confrontarlo con un qualsiasi album mainstream dei nostri giorni...
Ah dimenticavo, mentre erano negli studi di Abbey Road per registrare Sgt Pepper's, i Beatles incontarono per la prima volta 4 ragazzotti, capitanati da un tale Syd Barrett, che stavano incidendo il loro primo, goliardico, psichedelico album. Il nome dell'album era The piper at the gates of dawn, i ragazzotti sarebbero diventati famosi col nome di Pink Floyd.
E sempre nello stesso periodo, dall'altra parte del mondo, lungo le coste della California, altri 4 ragazzi erano alle prese col loro primo album, intriso di blues, malinconia e psichedelia. Come spesso accadeva all'epoca, decisero di chiamare il disco semplicemente col nome del gruppo. E quindi lo chiamarono The Doors.